Home Italia Immobiliare

110% Unifamiliari

By in Uncategorized

Lavori su 130mila unità
È difficile dire con esattezza quanti committenti siano interessati alla proroga. Secondo i dati dell’Enea, il super-ecobonus – cioè il 110% per le riqualificazioni energetiche – finora ha coinvolto circa 81mila case unifamiliari e 49mila unità indipendenti inserite in edifici plurifamiliari, per un investimento totale di 14 miliardi. Di questi, 10,7 miliardi – il 76% – corrispondono a lavori già realizzati. Ma la percentuale include anche coloro che hanno già chiuso i cantieri. E, di contro, non sono compresi coloro che li hanno appena avviati e stanno correndo per raggiungere lo stato avanzamento lavori del 30 per cento. L’investimento medio è 112mila euro per le case unifamiliari e 97.600 euro per le unità indipendenti.

L’impressione è che – anche con i tre mesi in più – qualcuno rischierà di restare con il cerino in mano, non finendo in tempo i lavori o non riuscendo a cedere il superbonus. Il mercato dei crediti, in effetti, non è ancora ripartito, e sarà importante misurare l’impatto delle norme “sblocca cessioni” cui sta lavorando il Governo.

Quanto ai lavori, c’è anche il freno del periodo estivo: oltre alle ferie, in alcuni Comuni costieri c’è uno stop ai cantieri da giugno a settembre (si veda l’articolo su NT+ Fisco del 4 maggio). Molte imprese, poi, sono alle prese con agende fittissime e ritardi nelle consegne dei materiali.

Il decreto Aiuti sembra rendere più raggiungibile il target del 30%, precisando che nella base di calcolo «possono» essere comprese anche le opere non agevolate dal 110 per cento. Mentre secondo l’attuale interpretazione delle Entrate queste opere “devono” essere conteggiate. In pratica, il committente è libero di scegliere come arrivare più facilmente allo stato avanzamento lavori richiesto.

Chi non arriverà al 30% potrà comunque agevolare con il 110% le spese pagate entro il 30 giugno; quelle successive avranno le detrazioni ordinarie applicabili in base al tipo di lavoro (ad esempio, l’ecobonus del 50-65%).

Anche quando si ha diritto alla proroga, però, non è detto che il superbonus sia subito cedibile: per poterlo vendere a una banca, serve un Sal del 30% riferito al singolo tipo di superbonus (in versione miglioramento energetico o antisismico). Insomma, potrebbe capitare di ottenere la proroga, ma di dover aspettare l’avanzamento di alcune opere per cedere il 110 per cento.

Cosa rischiano i proprietari
Le cifre in gioco possono mandare fuori giri molti contribuenti. Con una spesa media di 112mila euro, trovarsi a pagare metà dei lavori oltre la scadenza del 110% significa perdere circa 33mila euro di detrazione (immaginando di poter comunque agevolare al 50% le spese ulteriori). Non parliamo poi di chi conta su un prestito ponte. E ancora: applicare il superbonus a tutti gli importi, ma non riuscire a cedere subito il credito, vuol dire trovarsi a usare in dichiarazione dei redditi – e probabilmente a sprecare – una prima rata da 30.800 euro.

Da settembre a fine anno il passo è breve. E anche chi ha ottenuto la proroga potrebbe faticare a completare i pagamenti entro il 2022. Tanto che nelle scorse settimane è partito il pressing per il rinvio. E già si spera nella legge di Bilancio per il 2023. Ma se è vero che il 110% ci ha comunque abituato alle correzioni in corsa, pochi giorni fa si è aperto lo scontro tra il premier Mario Draghi («non d’accordo» sul superbonus) e i partiti, Movimento 5 stelle in testa.

Il nodo è il costo dell’agevolazione per le casse pubbliche. Si può stimare che le spese comunicate finora all’Enea corrispondano a un costo annuo per l’Erario di 4,6 miliardi (di cui 2,45 sulle spese 2021 e 2,2 sulle spese agevolate dei primi quattro mesi di quest’anno). In confronto, la detrazione ordinaria sul recupero edilizio nelle dichiarazioni 2021 è costata allo Stato 7,9 miliardi. Ma è usata da 10,5 milioni di contribuenti e corrisponde a una spesa media di 15mila euro.

L’altra differenza tra detrazioni ordinarie e superbonus è nella distribuzione territoriale. Mentre i bonus casa storicamente si concentrano nelle grandi regioni del Nord, la diffusione del 110% è più omogenea. Il motivo? La cedibilità dei crediti, che permette di superare i problemi finanziari e di capienza fiscale.

Share This